LA FELICITÀ DEI LAVORATORI È IL TERMOMETRO DELLA SALUTE DELLE AZIENDE

Filosofi e ricercatori hanno definito la felicità in vari modi.
Quasi tutti considerano il punto di vista edonistico, che vede la felicità come l’insieme di piacevoli emozioni e giudizi positivi, e il punto di vista eudemonico che la interpreta come il fare ciò che è virtuoso, moralmente corretto, vero, significativo e/o producente crescita.
L’approccio edonistico è incarnato dalla ricerca del benessere soggettivo.
Mentre l'accettazione di sé, l’auto-realizzazione ed i relativi concetti dell’approccio eudemonico suggeriscono che una vita felice o “buona” consiste anche nel fare cosa è giusto e virtuoso, perseguire traguardi importanti, utilizzare e sviluppare le proprie capacità ed i propri talenti, senza badare a come ci si possa sentire in quel dato punto nel tempo.
Gli scienziati, d’altro canto, hanno provato a spiegare cosa rende felici le persone, e perché qualcuno è più felice di altri. Ricerche condotte su un campione di gemelli hanno dimostrato che il 50% della nostra capacità di essere felici dipende dai geni, ovvero che tutti abbiamo una personale predisposizione ad essere più o meno felici. Questo “punto di regolazione genetico” è alla base di molti modelli di benessere “dall’alto verso il basso” che in realtà riescono a spiegare solo una parte del nostro essere felici. Altri modelli prevendono anche il contributo di un benessere "dal basso verso l'alto" e suggeriscono che i nostri geni sono responsabili solo a metà della nostra felicità: il restante 50% della nostra capacità di essere felici dipende da caratteristiche ambientali (10%) o attività intenzionali di accrescimento della felicità (40%).
La buona notizia è che c’è un numero notevole di circostanze interne  sotto il nostro controllo volontario. Se decidessimo di cambiare queste circostanze il nostro livello di felicità potrebbe verosimilmente aumentare, definitivamente. Queste attività possono essere più o meno importanti, a seconda di fattori culturali locali, ma sono universalmente considerate essere connesse a gentilezza, gratitudine, ottimismo, curiosità, giocosità, humor, mentalità aperta e speranza .Sono inoltre connesse al raggiungimento di traguardi intrinsechi, come la crescita personale e le relazioni, piuttosto che quelli estrinseci, come la fama e il potere.Solitamente hanno la proprietà di essere contagiose, generando felicità attorno alle persone che sono felici.
L'attenzione alla felicità è alla base della “Psicologia Positiva”, che rappresenta un approccio alternativo ai precedenti modelli dominanti, focalizzati a risolvere esperienze negative come stress e depressione.Un cambio di prospettiva ha contribuito all’investigazione di comportamenti positivi, come il supportare colleghi, esercizi di team building, attività motivazionali, generando molteplici opportunità applicative in organizzazioni e luoghi di lavoro.
Tutti questi punti di vista e differenziati approcci fanno capire che parlare di felicità al lavoro significa includere considerazioni che vanno oltre la sfera personale e privata. Include soddisfazione al lavoro, coinvolgimento personale, dedizione, entusiasmo, ma anche impegno organizzativo, una chiara comunicazione, un flusso di lavoro efficiente, umiltà nella leadership, un processo di apprendimento continuo e un saggio uso di spazio e tecnologia.
L’ufficio si propone come “il” posto dove perseguire la felicità. Ci viviamo la maggior parte del nostro tempo e i collaboratori felici e in salute tendono ad essere più efficienti e produttivi nel lungo periodo. Ma soprattutto  salute, felicità e produttività sono gli ingredienti essenziali di una buona società.
Persino da un punto di vista manageriale sembra piuttosto riconosciuto il bisogno di investire nella felicità dei lavoratori: ciò implica la riprogettazione del lavoro per essere eseguito da team autonomi, essendo altamente selettivi nell’assunzione, offrendo sicurezza al lavoro, investendo sulla formazione,condividendo informazioni e potere con i lavoratori, adottando un modello d’impresa orizzontale e ricompensando in base a performance organizzative. É dimostrato che rendere le persone più felici dipende dal livello delle sfide proposte, orientate a raggiungere obiettivi “difficili ma non fuori portata”.É stato anche dimostrato che la felicità dipende più dalla frequenza delle esperienze positive che dall'intensità. In un mercato altamente competitivo trovare sfide non sembra essere difficile, ma trasformarle in risorsa per la felicità al lavoro richiede un senso dello scopo da entrambe le parti: il lavoratore e l’azienda. Al primo è richiesto di approcciare il lavoro con un’attitudine positiva, con voglia di crescere professionalmente e contribuire al raggiungimento di un obiettivo comune. La seconda, innanzitutto, deve dare un significato, rendendo visibile l’impatto del lavoro del singolo nella crescita dell'azienda.
Il ruolo della tecnologia nel supportare questo processo è decisivo. Nonostante opinioni controverse su quanta felicità la tecnologia abbia portato nelle nostre vite, essa non ha solo ridefinito il modo in cui lavoriamo, ma sta creando una nuova cultura del lavoro, alimentando il coinvolgimento delle persone, rendendo visibile e condivisibile uno scopo comune, implementando l’impatto del singolo, dando autonomia organizzativa e creando nuove modalità di relazionarsi. Se tradizionalmente la tecnologia ha cambiato il modo in cui organizziamo il flusso di lavoro, rendendolo meno dipendente dalla routine e dai compiti ripetitivi, ora permette una migliore comprensione dei processi attraverso raccolta dati e simulazioni.La promessa è quella di portare un nuovo livello di coesione in ufficio, indipendentemente dalle tradizionali barriere come cultura e linguaggio, specialmente nel supportare una collaborazione di squadra trasparente; di rendere i lavoratori felici, ampliando il ventaglio di scelte che hanno, a partire da dove, come, con chi e perché lavorare. Già questo semplice fatto spiega perché l’avere a disposizione tecnologia all’avanguardia in azienda sia considerato da molti il fattore più importante nel “mantenerli felici al lavoro (81%)”, seguito dall accesso a cibo e bevande (72%), da un “ufficio ben arredato” (61%) e ai servizi sul posto (56%).La tecnologia sta sottilmente chiedendoci di rinunciare ad un po’ di privacy e controllo promettendo di alleviare il peso dell’ansia ed aiutandoci ad esprimere il nostro pieno potenziale.
Tratto da Sedus Insights “i-ENJOY portare felicità nei luoghi di lavoro attraverso la tecnologia”

Sedus, oltre 145anni di storia dedicati allo sviluppo di strategie e prodotti per la creazione di ambienti ufficio in cui le persone possano lavorare, in un’atmosfera piacevole,  in grado di accrescere creatività e produttività.  Tutto questo per il benessere del singolo e dell’azienda.