Non aprite quella porta!

Come cambiare la concezione di manutenzione, in un contesto in cui non rappresenta più un costo inevitabile per l’azienda, ma bensì diventa una fonte di valore.

A cura di Sean de Courcy Williams

No, questa non è una recensione del famoso film del 1974 diretto da Tobe Hooper. Né tantomeno del suo remake del 2003.
Parliamo piuttosto di manutenzione e tecnologia. Ammetto che l’argomento, per molti, possa anche risultare spaventoso al pari di una pellicola horror. Fermi macchina inaspettati, clienti insoddisfatti, continui ritardi sugli ordini di lavoro. Spesso associamo infatti il termine manutenzione a piccoli disastri di questo genere, quando invece si tratterebbe semplicemente di prevenirli.
Da oggi in poi però, a qualcuno di noi verranno in mente anche le porte.
Già, perché da una recente analisi interna condotta su un campione di circa 100 mila frasi usate quotidianamente dai nostri clienti sulla nostra piattaforma CMMS, quello che ne esce è una curiosa constatazione. E cioè che il termine più utilizzato nelle richieste di intervento è proprio “porta”.
Abbiamo dunque deciso di condividere con voi i risultati ottenuti, aggregandoli in un word cloud che ci permetta di catturare il risultato in modo visivo e immediato. Nel cloud proposto, il corpo dei singoli termini aumenta in funzione dell’occorrenza delle singole parole.
 
Ebbene, è chiaro che questo dato, da solo, non ci dice un bel niente.
Basti anche solo pensare a quanti diversi generi di porte esistono. Porte tagliafuoco, porte blindate, porte scorrevoli, porte automatiche. E anche il sostantivo “porta” può essere completamente travisato e trasformarsi all’occorrenza in un verbo. È sufficiente segnalare un guasto con il nostro wizard e aggiungere una nota: “porta il cacciavite”.
Aldilà di facili e fin troppo scontati giochi di parole, ci piacerebbe però spostare l‘attenzione su un altro tema, molto più serio e che ci sta particolarmente a cuore. Quello dei dati e del loro utilizzo.
Negli ultimi quindici anni abbiamo assistito ad un cambiamento epocale nel modo di gestire la manutenzione. Nel tentativo di mettere ordine al caos, siamo passati dal tradizionale foglio di carta al foglio Excel, fino ad approdare ai più moderni software CMMS, in grado di garantirci il totale controllo dei nostri asset, oltreché un patrimonio storico e informativo relativo ad essi che solo fino a pochi anni fa era impensabile ottenere.
In un mondo in cui siamo sempre più abituati a parlare di IoT, AI e machine learning, il tema dei dati diventa un argomento spinoso per molti. Perché è ovvio che collezionare dati resta di per sé un’attività fine a sé stessa se poi non riusciamo ad elaborarli e adottare strategie di asset management che siano realmente data-driven.
Quello che serve è perciò un approccio olistico, capace di integrare tutti gli asset aziendali, che ci permetta di avere in ogni momento una visione di insieme delle nostre risorse, per trasformare i dati in informazioni, le informazioni in analisi e le analisi in azioni in grado di migliorare i processi di business, con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di costi e di riduzione del rischio.
Si tratta, dunque, di cambiare il nostro modo di concepire la manutenzione, in un contesto in cui non rappresenta più un costo inevitabile per l’azienda, ma bensì diventa una fonte di valore. Questo cambiamento di paradigma è determinato dalla funzione che essa assume nel mantenere - e talvolta nel migliorare - l’efficienza delle performance, la qualità dei prodotti, i requisiti di sicurezza, così come l’efficacia dei costi dell’impianto. In tale contesto la manutenzione assume invece un ruolo strategico che al giorno d’oggi nessuno può più permettersi di ignorare.
Di questo e di molto altro parleremo il 6 novembre al Palazzo delle Stelline a Milano, durante il 20° Facility Management Day. Le nostre porte sono aperte a tutti. Vi aspettiamo!