Rientro con cautela

Data di pubblicazione: 15 GIU 2022
Gli uffici sono tornati a riempirsi, ma non completamente e il lavoro in remoto è ormai una realtà consolidata. Del domani però non v’è certezza. I dati di una ricerca di IFMA Italia.
 
Il lavoro in remoto è qui per restare, quello in sede non sparirà e le aziende sembrano aver trovato il giusto compromesso tra i due approcci, almeno per ora. Il futuro però appare molto incerto, anche se la voglia di un ritorno alla normalità è evidente.
Sono questi alcuni dei risultati principali di una ricerca condotta da IFMA Italia che tra febbraio e aprile ha coinvolto 85 aziende.
Agli interpellati è stato sottoposto un breve questionario online, completamente anonimo, per conoscere la strategia attuale e futura delle loro aziende in merito alla frequenza in ufficio e ad altre policy relative alla gestione del post emergenza covid.
Primo dato interessante riguarda lo stato del rientro in ufficio immediatamente successivo al 31 marzo, data che segna la fine dello stato d’emergenza legato al covid. Il ritorno in sede appare massiccio. Per un terzo delle aziende si tratta di un rientro dell’intero personale e per un altro terzo di un ritorno non completo, ma comunque superiore al 60%.
 

Lo scenario autunnale appare invece estremamente nebuloso, con il 42% degli interpellati che non sa cosa attendersi rispetto alla percentuale di personale cui sarà richiesta la presenza in sede negli ultimi mesi del 2022. Dato significativo, che mostra come le aziende abbiano imparato, loro malgrado, a navigare a vista per l’impossibilità di prevedere l’evoluzione dei contagi. Si tratta di un handicap non trascurabile, che non può che avere un effetto negativo sull’attività di pianificazione strategica. 
 

Al campione è stato anche chiesto di quantificare la portata del rientro in ufficio, specificando per quanti giorni al mese è richiesta la presenza. Pochissime (appena il 5%) le organizzazioni che hanno deciso di concedere ai dipendenti carta bianca, lasciandoli completamente liberi di scegliere se lavorare da casa o in ufficio, risultato che suggerisce come il de prufundis per la sede aziendale sia come minimo prematuro.
 

La scelta prevalente appare quella di bilanciare lavoro in sede e in remoto, visto che più di un quinto delle organizzazioni sceglie una frequenza di 8-12 giorni mensili in presenza. Non trascurabile anche che il 13% scelga sostanzialmente il ritorno a pieno regime, con la richiesta ai dipendenti di trascorrere almeno 20 giorni al mese in sede. 
La stessa domanda posta in prospettiva autunnale fa emergere, come è prevedibile, uno stato di generale incertezza, testimoniato in modo chiaro da un 28% che preferisce non sbilanciarsi in previsioni. Malgrado ciò è da notare come il 51% degli intervistati sia comunque convinto che le presenze mensili saranno superiori agli 8 giorni, dato tutt’altro che trascurabile.
 

Incrociando tutti i dati lo scenario che appare più probabile per l’autunno è un ritorno in sede del 50% del personale con una presenza media di 8-12 giorni al mese. Ma l’incertezza è talmente forte da non consentire, con ogni probabilità, di intraprendere ancora dei piani di completa riorganizzazione degli spazi che tenga conto del peso assunto dal lavoro in remoto. Difficile pensare, e comunque non vi è evidenza in merito, che le aziende siano già riuscite a ripianificare lo spazio per liberare metri quadri e tagliare i costi ad esso collegati. Chi l’ha fatto probabilmente aveva già avviato un progetto di riduzione degli spazi prima dell’arrivo della pandemia e l’imposizione del lavoro remoto ha solo lavorato come catalizzatore di un processo già in atto.
Lo studio ha anche sondato le policy aziendali in materia di partecipazione agli eventi in presenza del proprio personale. I dati sono molto chiari: due terzi delle aziende lasciano completa libertà ai propri dipendenti, che dal canto loro si mostrano desiderosi di riconquistare questa fetta di “normalità” quasi del tutto sparita nei due anni appena trascorsi. I timori legati alla pandemia sono comunque ben vivi per il 14% degli intervistati, che si dichiara ancora non pronto a partecipare ad eventi in presenza. 
 
Policy aziendali sulla partecipazione agli eventi

Desiderio di partecipare agli eventi

Il desiderio di ritorno alla normalità è ancora più evidente andando ad incrociare i desideri degli intervistati e le policy aziendali.  
 
Infine, al campione è stato chiesto anche di fornire una previsione personale circa a cosa accadrà il prossimo inverno dal punto di vista delle politiche nazionali anti-covid. Anche in questo caso i dati sono chiari: c’è la diffusa convinzione che non vedremo un nuovo lockdown, ma nemmeno un pieno ritorno alla normalità. Molto più sfumate le opinioni rispetto al ritorno di alcune misure restrittive (distanziamento, chiusura locali di aggregazione, obbligo di mascherine all’aperto).