Non per soldi ma per core (business)

Data di pubblicazione: 03 OTT 2012
Una ricerca IFMA conferma che cresce la propensione a esternalizzare, soprattutto per concentrarsi sull'attività principale e per maggior flessibilità

di Paola Pristerà

IFMA Italia  ha da poco concluso una ricerca mirata a indagare la propensione delle aziende italiane all'outsourcing e più in generale a stabilire le aspettative della domanda di servizi nei confronti delle società di FM e del futuro sviluppo del mercato.
Lo studio ha raccolto le opinioni di 100 Facility Manager appartenenti ad altrettante aziende attive sul territorio italiano. Ben il 24% di questi professionisti risponde direttamente all'Amministratore delegato o al Direttore Generale e ricopre quindi il ruolo strategico che è proprio dei Facility Manager nelle realtà più avanzate per il FM a livello mondiale. La ricerca presenta perciò un campione estremamente qualificato, adatto a fornire un'istantanea attendibile di come le aziende italiane percepiscano lo strumento dell'outsourcing e gli interpreti del relativo mercato.
Un primo sguardo ai risultati fa subito emergere un dato solo all'apparenza sorprendente: tra i motivi che più di tutti spingono le aziende a ricorrere all'outsourcing, la riduzione dei costi occupa solo il terzo posto con il 38%, ben staccata dalle prime due voci di questa classifica, ovvero la possibilità di concentrarsi maggiormente sul core business con il 50% e di guadagnare una maggiore flessibilità con il 48% (ogni intervistato poteva indicare tre voci diverse). Questo dato, da solo, testimonia quanto marcata sia stata la crescita culturale del Facility Management nelle aziende italiane, anche se è giusto notare che il campione della ricerca di IFMA Italia appartiene alla porzione più evoluta della domanda di servizi. Cionondimeno il risultato denota una piena e diffusa presa di coscienza del fatto che affidare a terzi tutta l'attività prettamente operativa, e parte di quella di controllo, consente da un lato all'azienda di concentrare le proprie risorse sul business e dall'altro al Facility Manager di dedicare tutti i suoi sforzi all'attività strategica, così da fornire un contributo ancora più incisivo allo sviluppo della sua organizzazione. La ricerca di una maggiore flessibilità a sua volta evidenzia come le aziende giudichino che il ricorso al mercato possa aprire una gamma virtualmente infinita di possibili soluzioni riguardanti i servizi, con la possibilità di scegliere di volta in volta quella più adatta alla proprie esigenze. Infine, l'ampia distanza che separa queste due voci da quella relativa alla diminuzione dei costi testimonia come i Facility Manager italiani siano ormai consci di avere un ruolo attivo, strategico e propositivo in azienda, e non siano più percepiti come funzioni utili solo ad operare un comportamento passivo come il taglio delle spese.
Una volta stabilite quali necessità spingano all'outsourcing, lo studio ha voluto appurare se le aziende giudichino il mercato sufficientemente capace di rispondere alle loro esigenze. La risposta è a due facce: da un lato abbiamo un dato certamente positivo, dato che ben il 50% degli intervistati si dichiara soddisfatto dell'offerta e solo il 7% insoddisfatto. Dall'altro lato dobbiamo però notare come quasi metà del campione (il 43%) senta di non trovare sul mercato tutto quello di cui avrebbe bisogno.  
Ma cosa esattamente manca all'attuale offerta per convincere pienamente la domanda? In cosa le aziende vorrebbero vederla progredire? Tre voci spiccano sulle altre: controllo dei sub-appaltatori, sistema di misurazione delle performance e gestione del personale. Si tratta, come si può notare, di funzioni prettamente manageriali, simbolo di una domanda più evoluta che è naturalmente portata a cercare sul mercato anche le componenti più elevate dei servizi.
È interessante notare però anche l'altro lato di questa equazione, ovvero che le stesse aziende della domanda non sembrano disposte a pagare qualcosa in più pur di assicurarsi tali competenze. Tale assunto è ad esempio evidente considerando i dati del Benchmarking 2010 di IFMA Italia per uno dei servizi più delicati, e acquistati, in assoluto, ovvero quello delle pulizie (su un milione di contratto FM le pulizie pesano qualcosa come il 40%). Analizzando i risultati vediamo infatti che, negli ultimi anni, l'andamento del costo del servizio di pulizia segue esattamente l'andamento generale dei prezzi e, quindi, del costo della manodopera.
La situazione perciò sembra aver raggiunto un punto di stallo: complice anche l'attuale congiuntura economica negativa, le società di FM che vorrebbero investire per potenziare le proprie capacità tecnico-manageriali e garantire un'offerta più completa alle aziende sono frenate in questo intento dalla prospettiva di non vedersi poi riconoscere alcun compenso per questo sforzo ulteriore, che resta così compresso nel costo totale del servizio. Dal canto loro le aziende della domanda in generale non si sentono ora nelle condizioni di aumentare in alcuna misura gli investimenti sui servizi. Una necessità proposta dal mercato rimane perciò al momento insoddisfatta, pur lasciando intravedere ulteriori prospettive di crescita una volta che la situazione di stallo troverà un elemento in grado di sbloccarla.