Italia spaccata in due sulla salute

Data di pubblicazione: 24 GIU 2013
Il rapporto Osservasalute mostra un Sistema Sanitario a due velocità e lancia un allarme: l’eccessiva ricerca dell’efficienza a spese della qualità dei servizi può creare rischi per la salute dei cittadini.

di Paolo Del Bufalo e Flavia Landolfi


Il rapporto Osservasalute, giunto alla sua decima edizione e presentato lo scorso 29 aprile al Policlinico Gemelli di Roma, è il risultato del lavoro di un pool di 184 esperti del settore. Novità assoluta all'analisi delle performance delle Regioni sulla base di alcuni parametri di efficienza (offerta di servizi con la spesa minima possibile), efficacia (esito delle prestazioni erogate), appropriatezza, che valuta gli atti medici in relazione ai costi, alle risorse disponibili e ai risultati auspicabili, qualità per il cittadino (cioè accessibilità e soddisfazione, che il sistema sanitario assicura alla popolazione).
E ancora una volta dalla valutazione emerge il divario tra Nord e Sud, anche se con alcune eccezioni. Ad esempio le spinte verso l'efficienza della spesa spesso hanno conseguenze poco desiderabili sugli out come (risultati), sia in termini di esiti di salute che di appropriatezza, accessibilità e soddisfazione da parte dei cittadini

Migliori e peggiori, le classifiche

Dal confronto tra i livelli di efficienza e di efficacia registrati nelle Regioni (www.24oresanita.com) emerge che Bolzano e Abruzzo, a fronte di bilanci di spesa positivi, fanno registrare livelli bassi e medio-bassi di efficacia. Si tratta, quindi, di casi in cui una buona gestione della spesa non concorda con altrettanti buoni risultati in termini di salute. Al contrario, Regioni con i conti in rosso come Liguria e Basilicata, possono vantare livelli medio-alti di efficacia del sistema sanitario. La piccola Valle d'Aosta si dimostra un'eccellenza perché riesce a coniugare conti in ordine e alta efficacia. Ma è più facile, è piccolissima. All'estremo opposto ci sono Calabria e Sardegna, negative sia in termini di efficienza che di efficacia. Per quanto riguarda il rapporto tra efficienza e grado di soddisfazione e di facilità di accesso alle cure dei cittadini, emerge invece come la Regione meno virtuosa è l'Umbria, perché pur risultando capace di controllare la spesa, non riesce a fornire ai propri residenti un alto livello di accessibilità e soddisfazione. Sul versante opposto Marche, Liguria, Molise e Sardegna hanno scarsa capacità nel tenere i conti in ordine, ma possono vantare livelli di accessibilità e soddisfazione medio-alti.

Il Servizio sanitario nazionale

Il giro di vite alla spesa per la sanità ha funzionato, ma aumenta lo squilibrio Nord-Sud. La strada per controllare le risorse è, secondo Osservasalute, chiarire quali Lea il Ssn potrà continuare a garantire a tutti e attivare risorse aggiuntive, a esempio con lo sviluppo dell'attività a pagamento e dei fondi integrativi (salvaguardando i princìpi ispiratori del Ssn) e ricercare un'integrazione più forte con l'assistenza socio-sanitaria, in termini di governance, di canali di finanziamento, di erogatori e di servizi erogati.
Le misure di contenimento della spesa funzionano e le aziende sanitarie che fino a qualche anno fa le rifiutavano, le condividono e le mettono in pratica con risultati positivi. Almeno nel Centro-Nord, visto che solo in questa area si registrano risultati economici consolidati positivi (tranne la Liguria), mentre sono negativi in tutte le Regioni del Centro-Sud (tranne l'Abruzzo), con Lazio e Campania che, anche nel 2011, hanno generato da sole il 63% del disavanzo nazionale.

La spesa
. Il Rapporto mostra che la spesa sanitaria pro capite è cresciuta dell'1,09% tra 2010 e 2011 passando da 1.831 euro a 1.851 euro. La spesa è aumentata del 12,59% rispetto al 2005, ma l'incremento tra il 2011 e il 2010 include la contabilizzazione dal 2011 degli ammortamenti non sterilizzati. E anche quest'anno le Regioni del Nord mettono a disposizione più risorse rispetto a quelle del Sud.

Al contrario scendono i disavanzi. Nel 2011 quello nazionale era di circa 1,779 miliardi, in diminuzione rispetto al 2010 (2,206 miliardi), a conferma del trend di riduzione avviato dopo il picco (5,790 miliardi) raggiunto nel 2004. Anche a livello pro capite il disavanzo 2011 (29 euro) è il più basso degli anni 2002-2011.

Stop ai tagli. «Gli ulteriori sacrifici richiesti alla Sanità pubblica dalla spending review - spiega una nota di commento al Rapporto - non si possono giustificare con una presunta dispendiosità del Ssn, bensì da un lato, con l'elevato livello del debito pubblico e della correlata spesa per interessi (quest'ultima è pari a circa i 2/3 dell'intero fabbisogno sanitario nazionale), dall'altro con l'incapacità del sistema economico di crescere adeguatamente (tanto che l'aumento della spesa sanitaria pubblica, seppur spesso molto contenuto, è stato negli ultimi 20 anni quasi sempre superiore a quello del Pil)».
Il rischio è che questi ulteriori sacrifici aggravino il divario tra le risorse disponibili e quelle necessarie per rispondere in modo adeguato alle attese, intaccando ulteriormente una copertura pubblica già incompleta: secondo le stime tra il 2013 e il 2015 il contenimento della spesa drenerà fino a 11 miliardi di euro.

Le pagelle dei servizi

La novità di quest'anno è rappresentata dal monitoraggio delle performance sanitarie che «testimoniano - dicono Walter Ricciardi, direttore e Alessandro Solipaca, segretario scientifico di Osservasalute - come spesso le Regioni che mostrano i "conti in ordine" hanno risultati, sia in termini di efficacia che di accessibilità alle cure e di soddisfazione dei cittadini per i servizi sanitari ricevuti che spesso peggiorano». Come dire che le politiche di risparmio, viste a sé stanti, non costituiscono un valore assoluto. «Per quanto il Ssn stia lentamente migliorando la sua efficienza economica - è il monito di Ricciardi - anche in risposta alle sempre più pressanti richieste di razionalizzazione e più di recente di spending review la ricerca di efficienza effettuata con tagli all'offerta in prospettiva potrebbe comportare dei rischi per quanto riguarda l'accessibilità alle cure e di conseguenza l'efficacia del sistema nel produrre salute».


(estratto dall’articolo “Italia spaccata in due sulla salute: in Campania si vive 4 anni in meno che in Alto Adige”, di Paolo Del Bufalo e Flavia Landolfi, pubblicato su ilsole24ore.com il 29 aprile 2013)