COSA FRENA ANCORA LO SVILUPPO DEL FM?

Data di pubblicazione: 01 NOV 2009

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Dal supermarket dei servizi al mercato globale.
Che cosa frena ancora lo sviluppo del Facility Management a livello mondiale? I problemi, i limiti del panorama attuale ancora legato a orizzonti locali e le prospettive di crescita nei prossimi anni: tre esperti dipingono il futuro del FM in un articolo apparso su FMJ e destinato a far discutere

Esiste un mercato globale del Facility Management? La domanda è interessante, e nel cercarne la risposta si possono scoprire alcuni fatti illuminanti. Come, ad esempio, che non esiste nemmeno una definizione globalmente accettata del termine Facility Management. Nel mondo arabo l’espressione non è mai usata, se si fa eccezione per alcuni addetti ai lavori. In Francia il termine è impiegato solo per definire quelle situazioni in cui i servizi di FM vengono esternalizzati, mentre quello che è il cuore della disciplina è noto sotto il nome di “servizi generali”. In portoghese l’espressione “Gerenciamento Integrado de Facilidades” ha iniziato ad essere impiegata da poco e il suo significato è oscuro ai più.
La lingua riflette la cultura di un popolo; basterebbero perciò questi esempi per rendersi conto che, al momento, non esiste una visione comune a livello globale di ciò che il settore del FM è o dovrebbe essere. La strada verso un mercato globale perciò, se esiste, è davvero lunga e impegnativa. 

La maturità del mercato globale del FM
In realtà sono già stati conclusi dei contratti di FM su scala mondiale ed hanno anche potuto godere di una discreta eco mediatica. Purtroppo il fatto che un numero limitato di accordi abbia conquistato le pagine dei giornali non è indice attendibile del respiro globale di un mercato. Tanto più se si considera che i maggiori contratti di esternalizzazione legati al FM hanno, di solito, portata nazionale o al massimo regionale, non mondiale. E che tendono ad essere focalizzati su di un elemento specifico del portfolio (come ad esempio gli uffici o gli impianti produttivi) o poggiano su una separazione tra servizi hard e soft.
Un autentico accordo a livello mondiale che includa l’intero spettro dei servizi di FM su tutto il portfolio immobiliare del cliente è ancora evenienza assai rara.
Quello del Facility Management è un mercato da 300 miliardi di dollari; di questi solo 68 sono concessi in outsourcing. È una cifra, questa, in continua crescita, ma ben lontana dai 240 miliardi di dollari del settore del Business Process Outsourcing (BPO) o dai 280 dell’IT.
La relativa immaturità del mercato FM e la sua mancanza di respiro globale sono spesso state giustificate citando un fattore su tutti: la complessità legata al dover trattare contemporaneamente con legislazioni nazionali assai eterogenee in campi nevralgici come la tassazione, i diritti dei lavoratori e la protezione della proprietà intellettuale.
Si tratta, a nostro avviso, di un alibi insufficiente. Le stesse sfide sono state affrontate e brillantemente superate in un gran numero di altri settori.
La mancanza di accordi a livello mondiale ha probabilmente cause non esterne al settore, bensì endogene. Per accorgersene basta considerare alcuni fatti:

- I maggiori fornitori di servizi di FM di solito non segnalano il Facility Management come la loro principale fonte di reddito;
- la loro offerta di servizi non è omogenea in tutte le regioni nelle quali sono presenti e
- mostrano un’eccessiva dipendenza dai subfornitori di servizi
- La definizione stessa di Facility Management varia da mercato a mercato.
- Non vengono adottate strutture contrattuali comuni e generalizzate.
- Esiste un numero assai limitato di corsi universitari dedicati alla disciplina
- Pochi professionisti in questo settore possono davvero vantare un’esperienza a livello mondiale.

L’elemento più interessante di questo elenco è forse il primo: nei bilanci dei più importanti fornitori di servizi di Facility Management quest’ultimo non appare come la maggior fonte reddito. Ciò vuol dire che le società di FM hanno il loro core business in un settore correlato (ristorazione, manutenzioni, utility, real estate, ecc.). Tutto ciò permette loro di poter contare su vantaggiose sinergie, ma allo stesso tempo trasmette un’immagine confusa e una definizione non univoca del FM. A seconda della società considerata, infatti, il servizio di Facility Management include o esclude il property management, la sicurezza, la pulizia, le flotte auto, la gestione documentale, ecc.
La disponibilità di percorsi formativi è anch’esso un segnale importante del livello di maturità raggiunto da un settore. E la generale scarsità di corsi universitari e post laurea non depone a favore della situazione attuale del Facility Management.

Facility Management Outsourcing o Business Process Outsourcing?
È forse giunto il momento di porsi una domanda scomoda: il settore del FM finirà per essere inglobato nella più ampia industria dell’outsourcing?
Esistono diverse società che definiscono la loro attività come outsourcing delle funzioni non-core delle aziende. Sono quelle definibili come società di Business Process Outsourcing (BPO). Questi soggetti però di solito mostrano interessi e capacità minime, o inesistenti, nel campo della fornitura dei servizi di FM. I motivi sono diversi:
 
- altri tipi di servizi esternalizzati (finance, IT, l’amministrazione dei benefit per le risorse umane, ecc.) possono essere erogati quasi esclusivamente da più comode location esterne, mentre quelli legati al Facility Management richiedono per la maggior parte un’erogazione in loco;
- molte organizzazioni clienti possiedono un portfolio immobiliare distribuito su scala mondiale, ma non un’unica struttura di FM che agisca allo stesso livello
- non esiste un’interpretazione unica e universalmente condivisa dell’espressione Facility Management, né modelli contrattuali univoci per gestire i contratti in questo settore;
- molte aziende temono che l’affidare ad un’unica società tutti servizi equivalga a perdere la propria indipendenza.

Lo scenario però è destinato a cambiare: man mano che il settore del Facility Management procederà nel suo processo di maturazione, queste barriere all’entrata finiranno inevitabilmente per svanire e le società di BPO saranno sempre più invogliate ad inserire il FM nello spettro di servizi offerti ai clienti. Queste organizzazioni diventeranno perciò una presenza assai aggressiva sul mercato del Facility Management, anche grazie alla loro capacità di fornire un’attività di outsourcing del business a quel punto davvero completa e continua.
Che il settore del FM sia estremamente appetibile è evidente già ora: lo dimostra l’alto livello di investimenti (sia per acquisizioni che per l’attività di sviluppo) che lo caratterizza al momento. A molte organizzazioni di BPO non è sfuggito che questo mercato abbia mostrato segnali di tenuta e addirittura di crescita anche in questo frangente di crisi. L’interesse di questi soggetti è destinato a crescere ulteriormente quando le società di FM riusciranno finalmente ad assumere un profilo davvero globale, con una solida presenza in tutti i maggiori mercati mondiali. Nei prossimi cinque anni, infatti, le società di FM con base negli USA stabiliranno una presenza sempre più capillare nel resto del mondo e allo stesso tempo quelle europee aumenteranno le loro attività nel Nord America, mentre il modello di erogazione dei servizi diventerà sempre più definito.
Verso la fine del quinquennio assisteremo ad una sempre maggiore attività di disinvestimento di alcune business unit di Facility Management, con la corrispondete creazione di altrettante, grandi società di FM. Alcune di esse prenderanno come loro obiettivi specifici settori produttivi, altre verranno acquisite da società di BPO.
Tra dieci anni il mercato avrà il potenziale per evolvere in una nuova direzione. Il mercato del FM avrà un’espansione verticale più che orizzontale, con molte società che tenderanno a specializzarsi nell’offerta di servizi per settori specifici di domanda. È una tendenza in parte già visibile oggi, con alcune organizzazioni che si stanno specializzando nel settore farmaceutico e delle biotecnologie, aggiungendo alla propria offerta anche nuovi servizi come lo stoccaggio di prodotti chimici, la gestione completa della strumentazione da laboratorio, ecc. Tale trend continuerà a crescere e finirà per coinvolgere settori come quello dell’aviazione (ad esempio con la gestione completa dei servizi di terra), della sanità, dei semiconduttori e in generale tutte quelle industrie caratterizzate da una richiesta intensiva e specifica di servizi.
La gestione dei servizi per le aziende appartenenti a settori meno specifici e particolari sarà invece sempre più controllata dalle società di BPO, che nel contempo avranno sviluppato o acquisito delle autentiche competenze in materia di Facility Management.

Le prospettive per la professione.
La maturazione del mercato globale del FM porterà prospettive particolarmente rosee per i professionisti del settore.
I Facility Manager si troveranno a lavorare sempre più spesso per i centri di profitto del fornitore di servizi di FM piuttosto che per i centri di costo del proprietario delle facility.
Questo aprirà molteplici possibilità di carriera. I Facility Manager senior potranno trovarsi ad avere maggiori responsabilità e il controllo di intere business unit. Coloro che lavoreranno per le società di BPO potranno ricoprire il ruolo di esperti in materia di FM o di account manager cui verranno affidati contratti che includono un vastissimo spettro di servizi oltre a quelli di Facility management (IT, risorse umane, finance, ecc.).
Per i Facility Manager che lavorano in settori altamente specializzati, la sfida sarà quella di sviluppare le qualità uniche e peculiari richieste dal campo in cui opera la loro azienda.
I percorsi formativi pre e post laurea aumenteranno per permettere ai professionisti di vincere le inedite sfide che questo nuovo scenario proporrà loro. Tra le nuove competenze che i Facility Manager dovranno sviluppare ci sarà la capacità di assumere una leadership efficace, utile a trattare a livello mondiale con culture diverse ed eterogenee, nuove capacità di comunicazione, la padronanza di diverse lingue e più ampie capacità di analisi del business e di pensiero critico.

Tratto da “How to create an international marketplace”
Di Diane MacKnight, Michael Redding e Jean-Philippe Rodrigues
FMJ Settembre/Ottobre 2009