Le aziende selezionano cv sempre più green ed "etici"

Data di pubblicazione: 19 GIU 2014
Lo rivela uno studio: due imprese italiane su tre ritengono che una laurea o un master sulla sostenibilità ambientale o sulla responsabilità sociale dia una marcia in più

di Carlotta De Leo
Pubblicato su corriere.it il 18/6/2014

Una laurea o meglio un master, ma basta anche uno stage o un breve corso di formazione. L’importante è che emerga un interesse all’ambiente o alla responsabilità sociale d’impresa. I curriculum dei neolaureati, insomma, devono essere sempre più green ed «etici» per essere selezionati, soprattutto in tempo di crisi. Due aziende italiane su tre, infatti, ritengono che la specializzazione in responsabilità sociale d’impresa e/o sostenibilità ambientale rappresenti una marcia in più. Lo rivela il VI rapporto nazionale sull’impegno sociale delle imprese in Italia.

L’attenzione al sociale

Secondo lo studio - pubblicato e curato dall’Osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione con la collaborazione dell’Istituto demoscopico IXE’, col patrocinio della Presidenza del Consiglio - il 67% delle aziende italiane intervistate afferma che i master, i corsi universitari, le tesi di laurea in Corporate Social Responsibility (Csr) o in sostenibilità ambientale possano costituire motivi di distinzione nel curriculum di un candidato. E, fatto interessante, la specializzazione è ritenuta rilevante sia dalle imprese che al loro interno hanno attivato procedure di Csr (si è dichiarato infatti interessato il 76% di queste) che da quelle che attualmente non fanno alcuna attività di responsabilità sociale (si è infatti detto comunque interessato anche il 46%). Il 33% degli intervistati dichiara inoltre di avere all’interno del proprio organigramma un responsabile della Csr: tale figura è presente in misura maggiore in aziende del settore trasporti, farmaceutico/chimico e tecnologico/informatico/telecomunicazioni.

Aziende sempre più responsabili

Per quanto concerne gli aspetti più generali dell’indagine, l’Osservatorio Socialis rileva che il numero di imprese italiane impegnate nella responsabilità sociale d’impresa è in aumento: nel 2011, anno di riferimento del precedente rapporto, le imprese che dichiaravano di impegnarsi nella responsabilità sociale d’impresa erano il 64% del campione; ora il dato è cresciuto e si assesta al 73%. Si spende meno rispetto al 2011 ma gli interventi sono sempre più mirati e misurabili. Per essere socialmente responsabili le aziende italiane infatti intervengono in particolare su sprechi, ottimizzazione dei consumi energetici, ciclo dei rifiuti. «Questa rilevazione», dichiara Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis «ci restituisce l’immagine di un tessuto imprenditoriale che dalla crisi ha assimilato soprattutto questo: le risorse sono preziose; i processi, determinanti; orientare l’impatto sociale di impresa richiede strategie sempre più dettagliate».