Il futuro del Paese è nel FM del territorio

Data di pubblicazione: 28 GEN 2016
Il messaggio di Alfredo Romeo, Presidente di IFMA Italia e ORP, al mondo del Real Estate italiano riunitosi lo scorso 28 gennaio a Milano in occasione di RE Italy
 
Tenevo molto a questa occasione di incontro a cui avrei partecipato come presidente di IFMA Italia e presidente dell’Osservatorio Risorsa Patrimonio-Italia che, promosso dal Gruppo Romeo con l’associazione di CNR, Nomisma e Cresme-Consulting, vuole essere un centro di ricerca di riferimento per il nostro comparto, perché coniuga lo sviluppo di nuovi modelli applicativi gestionali, integrati ed economicamente auto-sostenibili, con ricerca e proposizione di grandi riforme normative e amministrative.
 
Il mio intento era, ed è, quello di aprire un dibattito e un confronto serio di tutti noi, su un concetto per me fondamentale: le città sono il vero volano economico per il futuro del Paese. E, con il territorio urbano nel suo complesso, sono un tesoro che va riqualificato e valorizzato con politiche, norme, prassi e modelli innovativi.
 
Per aprire questo tavolo di confronto, l’Osservatorio Risorsa Patrimonio, ha messo a punto una bozza-quadro di un Manifesto per l’Industria dei Servizi che si articola su seguenti punti principali:
 
1. Confronto anche istituzionale sul codice degli appalti per competitività, qualità e trasparenza, a maggior ragione ora che è stata approvata la legge delega.
2. Nuove regole in materia di conflitto di interessi e rispetto del mercato per modernizzare il cruciale comparto della finanza immobiliare, che si avvantaggerebbe di norme che ne tutelino efficienza e immagine.
3. Aperture di facilitazione per l’art. 24 della legge Sblocca Italia, che è lo strumento-chiave per concretizzare tutte queste riflessioni. 
4. Rilancio e qualificazione della collaborazione pubblico-privata per l’erogazione dei servizi sul territorio, con formazione e investimenti per una nuova “Cultura del Territorio”.
5. Valorizzazione degli immobili pubblici PRIMA delle dismissioni.
6. Riqualificazione e gestione moderna dei patrimoni ERP.
 
Su questi punti – con un dialogo laico e costruttivo, possiamo lanciare – insieme  – un piano di innovazione di tutto il comparto, a partire dalle Istituzioni che arrancano con impostazioni di vecchio stampo.
 
Faccio solo tre esempi: CONSIP, DEMANIO, INVIMIT.
 
- La prima, CONSIP, oggi fa gare di appalto senza ascoltare i bisogni reali delle comunità a cui sono destinati i servizi; senza ascolto del mercato (che potrebbe invece consigliare modelli e soluzioni innovativi); senza strategia di spesa, efficientamento, economie di scala.
 
- Il secondo, il Demanio, portato a importanti aperture dal nuovo Direttore Reggi, rischia però, per colpa di norme e procedure obsolete, di rimanere ancorato a meccanismi da vecchia agenzia immobiliare, che mette sul mercato i propri beni al miglior offerente. Servono invece – a monte - progetti integrati di valorizzazione, studiati su misura insieme a chi davvero ha le competenze per riqualificare e valorizzare
 
- La terza, Invimit, come può immaginare di spacchettare l’appalto per uno stesso cespite a reddito in una sezione di property e in una di facility? E come si può immaginare che se si vince uno dei due appalti non si possa partecipare all’altro? Una logica superata che moltiplica i costi senza tener d’occhio l’utilità finale della comunità destinataria del servizio.
 
Concludo: tutti ci lamentiamo della burocrazia e della sua farraginosità. Ma questo modo di agire antico, e senza politica complessiva della riqualificazione e valorizzazione delle città, non sposterà di un millimetro la Pubblica Amministrazione e la sua burocrazia, che mai entrerà, così, in una logica di responsabilità di risultato per progetto. Bisogna dire BASTA al modo antico di operare per “funzioni” che non si parlano e che spesso si contrastano.
 
Io credo che un punto di svolta possa dipendere da una politica strategica per il territorio. In particolare, con processi di intervento che frammentino le macro-comunità urbane ingovernabili, in micro-comunità partecipi e consapevoli – sulla falsariga del nostro MODELLO INSULA – e che sappiano rispondere a griglie di bisogni “su misura” delle stesse comunità, rispettando impegni di tipo contrattualistico che garantiscano tutte le parti coinvolte. 
 
Ci si chiederà: <e le risorse?>. Le risorse sono nel territorio sotto forma di tributi dissipati senza progetto e di scalmanata elusione fiscale. Condizioni determinate dalla NON CONOSCENZA e dalla conseguente NON REGOLARIZZAZIONE dello stesso flusso tributario. L’esempio classico è quello di un’Insula in cui ci sono 80 passi carrai, ma in cui ne sono stati censiti e portati a reddito solo 10. Ma il dato importante è che a fronte di risorse pubbliche meglio gestite, in aggiunta a progetti sensati e concreti, si attirerebbero più facilmente gli investimenti privati.
 
Aspetto che si apra il confronto. Ci conto. Ci dobbiamo credere. Questa è la vera sfida per tutti noi. Ma è una sfida che può risollevare il mercato e l’economia generale di questo Paese.