CBRE: il futuro delle vendite tra negozio fisico ed e-commerce

Data di pubblicazione: 16 MAG 2017
Presentato il report “The Store E-Volution” sui cambiamenti delle abitudini di acquisto in Italia. La ricerca dà voce ad alcuni retailer che raccontano come la sfida posta dalla tecnologia stia influenzando la loro strategia localizzativa.
 
Milano, 16 maggio 2017 – Che l'esperienza di acquisto avvenga online o in negozio, in Italia sono 3 i fattori principali che spingono i consumatori: qualità dei prodotti, velocità negli acquisti e contenimento dei costi. Il report “The Store E-Volution” di CBRE, ha l'obiettivo di comprendere le abitudini dei consumatori e il loro rapporto con gli spazi commerciali fisici e virtuali nello shopping di beni non food.
 
Sebbene molto attivi sui social network - circa il 58% degli italiani attivi su internet - solo il 39% effettua acquisti online, una percentuale inferiore alla media europea del 65% (Fonte: Eurostat). Pesa il gap infrastrutturale del nostro Paese rispetto all’Europa nella digitalizzazione, che la pone al 25esimo posto nella graduatoria europea DESI (Digital Economy and Society Index). La tendenza, tuttavia è in miglioramento: l’Italia è stata inserita nel gruppo di nazioni che stanno recuperando velocemente. Nell’ultimo anno ha mostrato infatti rapidi progressi avvicinandosi alla media dell’UE.
 
Dall’indagine condotta da CBRE, il 61% degli intervistati continua a preferire l’acquisto in negozio: poter toccare, provare e vedere il prodotto resta una priorità. Solo il 23% tende a preferire l’acquisto online e il 10% lo sceglie come unica modalità di acquisto. Tra i fattori a favore dell’e-commerce, la maggior economicità (60% degli intervistati), l’ampia offerta (53%), la facilità di comparare prezzi e prodotti (52%) e la possibilità di acquistare quando e dove si desidera (51%). Alla domanda su cosa dovrebbe offrire un retailer che ha sia il canale online che quello fisico, la maggior parte degli intervistati, rispettivamente il 51% e il 50%, ha risposto la possibilità di rendere la merce acquistata online in negozio in cambio di un rimborso o di una sostituzione. Ciò fa emergere quello che è il vero problema legato ad un maggiore sviluppo del canale online, e cioè il reso, che per il consumatore significa la sublimazione dell’ esperienza di acquisto online ma per il retailer significa costi maggiori e spesso margini in contrazione. Ecco perché la distribuzione logistica nel futuro sarà sempre più importante nelle strategie dei retailer.
 
Alla domanda su quali siano i servizi più interessanti che i retailer potrebbero offrire nel futuro, il campione di intervistati ha risposto che il più importante è la consegna a casa delle merce nello stesso giorno dell’acquisto in negozio (42%) seguito da una maggiore integrazione dei servizi online e offline con la possibilità di consegnare il reso direttamente in negozio (36%) e solo per 19% degli intervistati la possibilità di provare nel futuro un prodotto o un servizio attraverso la realtà virtuale risulta interessante.
 
Da quanto emerso dalle interviste, oggi i retailer stanno rispondendo ai nuovi bisogni dei consumatori integrando nel negozio fisico le caratteristiche del “negozio online”: più flessibilità nel layout e maggiore assortimento di merci che cambia più velocemente, possibilità di scegliere un prodotto in negozio e poi acquistarlo online (showrooming), possibilità di scegliere online e acquistare in negozio (webrooming), introdurre metodi di pagamento digitali, implementare il click and collect ed il click and reserve.
 
La tecnologia è indicata da quasi tutti gli intervistati come uno strumento utile a favorire l’interazione tra consumatore e negozio; le innovazioni tecnologiche sono sempre più utilizzate per comprendere le abitudini di chi consuma nel negozio (big data) e analizzarle al meglio per favorire sia un maggiore coinvolgimento del consumatore, sia un maggiore volume di vendite. I cambiamenti in atto porranno nuove sfide ai player immobiliari nel futuro.
 
“Oggi il rischio di obsolescenza dei negozi – come degli immobili in generale – è maggiore rispetto al passato e per gli  investitori esiste una crescente necessità di garantire che gli investimenti siano “future proof” e che gli immobili siano in grado di supportare le nuove tecnologie per garantire una maggiore occupazione degli spazi e ridurre il rischio di vacancy - dichiara Marcello Zanfi, Head of A&T Services High Street. Per i retailer c’è una maggiore attenzione a studiare un modello operativo ottimale che combini online e offline, stando molto attenti ai costi. Ecco perché c’è una crescente pressione a chiedere contratti più flessibili che permettano l’uscita in caso di cambio di strategia aziendale o format non funzionale; il pop-up store potrebbe essere una soluzione parziale a questo tipo di problema in quanto permette di testare i mercati senza doversi impegnare con contratti di lunga durata”.