Dussmann, così il “chilometro zero” arriva anche nelle mense aziendali

Data di pubblicazione: 29 MAR 2022
Una strategia che obbliga l'impresa a rivedere i processi produttivi, dall’approvvigionamento di materie primo alla consegna del piatto
 
di Antonio Buozzi, Economy 
 
Ha da poco archiviato la Food Week, l’iniziativa italiana che punta sul valore della sostenibilità alimentare nel settore della ristorazione: il gruppo Dussmann, da quasi 50 partner per l’erogazione di servizi integrati quali la pulizia e sanificazione, la ristorazione e il facility management per la sanità, le scuole, l’industria, i trasporti, le strutture per la terza età e le forze armate, ha fatto una scommessa impegnativa: portare anche nelle mense aziendali il concept del prodotto «a chilometro zero». Una nuova sfida per il settore alimentare e che presenta non poche criticità nel segmento delle mense aziendali dove opera la multinazionale con sede a Capriate San Gervasio, che gestisce oltre 1000 strutture in tutto il territorio nazionale. Ma, del resto, la doppia piramide della Fondazione Barilla ha dimostrato già da tempo che fare una buona alimentazione fa molto bene anche al pianeta, rendendo evidente l’equazione qualità del cibo uguale minor impatto ambientale. La scommessa, quindi, ha una sua decisiva ragion d’essere. Economy ha intervistato Renato Spotti, l’amministratore delegato di Dussmann Service Italia, la filiale italiana del gruppo tedesco presente in 22 paesi nel mondo con oltre 2,2 miliardi di euro di fatturato.