Studi senza barriere

Data di pubblicazione: 15 GIU 2022
L’esperienza dell’Università Bocconi: idee innovative per creare servizi capaci di accogliere molteplici istanze e abbattere ogni tipo di barriera, non solo architettonica.
 
L’università è uno degli snodi principali per la crescita di una società, grazie alla sua capacità di creare cultura e di indirizzare il futuro di un Paese verso orizzonti sempre più evoluti. È anche il luogo più adatto per coltivare nuove idee e approcci, inclusi quelli relativi al Facility Management. L’Università Bocconi di Milano è senz’altro all’avanguardia da questo punto di vista, come ci illustra l’Head of Infrastructures, Sustainability & General Services Giuseppe Sinatra. 
Come si è evoluta la cultura della sostenibilità e del risparmio energetico in Italia? 
Le aziende hanno sviluppato un approccio realmente più attento alla sostenibilità, all’ambiente e al risparmio energetico solo di recente, diciamo negli ultimi venti anni. Con il tempo è cresciuta la consapevolezza riguardo ai processi di produzione, alla filiera legata alla fornitura di materiali pregiati, alla formazione e alla condivisione delle best practice anche tra competitor. È un approccio ancora timido, ma sta creando l’ecosistema ideale per far emergere quelle aziende che hanno concretamente cambiato la propria organizzazione per produrre in trasparenza, a basso impatto ambientale e senza uno sfruttamento delle risorse del pianeta e del lavoro. Questa consapevolezza, sempre più consolidata e sviluppata, guida oggi anche le attività di marketing e di comunicazione. Pensiamo, ad esempio, al focus su temi come l’impronta di CO2 oppure l’impiego di energie rinnovabili, che sono elementi più misurabili, documentabili e facilmente tracciabili. 
Quali misure adottate dalle aziende negli ultimi anni si sono rivelate più efficaci dal punto di vista della sostenibilità? 
Sono diverse. In primo luogo, il controllo e la riduzione nell’utilizzo dell’energia fossile a favore di quella proveniente da fonti rinnovabili. La riduzione nell’uso dell’acqua. Il riciclo e il trattamento dei rifiuti anche tramite la raccolta differenziata o l’eliminazione delle plastiche. La riduzione delle emissioni nell’atmosfera. Infine, ma non meno importante, il riutilizzo delle cosiddette materie prime seconde.
Queste sono le misure più note, ma non sono affatto le uniche. La sostenibilità passa anche attraverso i comportamenti delle imprese mirati a ottenere effetti positivi sul benessere dei propri lavoratori, valorizzandone le capacità e le competenze, in termini di sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia, anche attraverso percorsi di formazione continua. 
Dal punto di vista legislativo la normativa è adeguata? Come dovrebbe evolversi nel prossimo futuro? 
Il quadro normativo ora è molto attento allo sviluppo sostenibile, eppure siamo ancora lontani dagli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. È vero, l’Italia è migliorata in 11 dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile pianificati, ma c’è ancora molto da fare. Non è un problema di normative, che tutto sommato ci sono e sono ottime, ma di cultura del management che in molti casi ancora blocca una vera svolta sostenibile. Eppure dovrebbe essere ormai evidente quanto l’adozione di misure di sostenibilità sia strettamente collegata alle performance delle imprese. Potrebbe forse essere interessante, anche a livello legislativo, implementare un sistema premiante, una sorta di “premio di sostenibilità” proporzionale al grado di performance ambientale e sociale dell’azienda che garantisca ai più virtuosi sgravi fiscali, bonus e agevolazioni. 
Nella pratica, oggi, in quale misura la ricerca della sostenibilità in azienda passa effettivamente dal Facility Manager? 
Il contributo di questa figura è enorme. Basti pensare che spetta a lui la responsabilità di promuovere politiche sostenibili orientate a raggiungere obiettivi più ambiziosi sia in termini di prestazioni che di investimenti. Ma non solo. Spetta sempre al Facility Manager garantire l’uso razionale delle risorse energetiche, implementare nuove tecnologie di supporto, farsi promotore di diffondere una politica sostenibile a tutti i livelli dell’azienda.
Credo comunque che il Facility Manager dovrà continuare a evolversi come figura e acquistare un ruolo sempre più strategico, orientando attivamente lo sviluppo dell’azienda verso certi obiettivi, come ad esempio proprio la sostenibilità, l’attenzione per l’ambiente e la cura della persona.
Parliamo dell’Università Bocconi. Come vi state muovendo dl punto di vista della sostenibilità?
È un tema che affrontiamo su diversi fronti. Faccio solo alcuni esempi: acquistiamo esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili, nel campus abbiamo installato pannelli fotovoltaici che producono 1,2 Megawatt, stiamo continuando ad aggiornare l’intera illuminazione del Campus con lampade a LED, mettiamo in atto diverse misure di risparmio dei consumi idrici ed energetici. A questo si aggiunga il rinnovo della Certificazione ISO 50001 sull’Energy Management ottenuta lo scorso gennaio a dimostrazione dell’efficacia del percorso che abbiamo intrapreso.
Ma aldilà delle tantissime iniziative messe in atto, lo sforzo più importante è quello che mira a creare una cultura della sostenibilità, grazie alla formazione, alla comunicazione mirata e a una sensibilizzazione delle persone che deve sfociare in un loro coinvolgimento attivo su questi temi. Si tratta di un obiettivo difficile, ma è anche l’unico che può davvero fare la differenza. 
Può parlarci del Progetto Inclusion B-able? 
All'Università Bocconi perseguiamo innovazione e inclusività e il Progetto Inclusion B-able è una concretizzazione di questi obiettivi. È uno studio mirato a facilitare e migliorare l'accessibilità del Campus grazie al superamento delle barriere non solo architettoniche ma anche digitali, di genere, linguistiche e di provenienza.
In questo contesto il termine barriere va inteso perciò nella sua accezione più ampia e va ad includere ad esempio anche quelle alimentari, pensiamo ad esempio alle persone celiache o le cui usanze religiose impongono una certa dieta. Offrire un’alimentazione che rispetti le loro esigenze permetterà loro di frequentare la mensa e di non essere esclusi quindi da un importante momento di aggregazione sociale.
Il progetto è partito con una fase di analisi della situazione sul campo, in cui abbiamo scoperto tutti gli ostacoli che il campus presentava per la quotidianità di alcuni studenti. A quel punto abbiamo studiato le misure non solo per rimuoverli, ma per andare oltre e far sì che i nostri spazi e le nostre attrezzature siano fruibili in piena sicurezza e autonomia davvero da chiunque.  
Come avete affrontato l’emergenza Covid?
Il primo passo è stato creare un Comitato di Crisi, già il 29 gennaio del 2020, quando abbiamo realizzato che era solo una questione di tempo prima che si giungesse alla dichiarazione dello stato d’emergenza da parte del Governo. Uno dei primi atti è stata la stesura di un protocollo sanitario che contiene informazioni e norme da seguire e che è stato continuamente aggiornato in base all’evolversi della pandemia. Tra le varie misure adottate, ad esempio, abbiamo istituito un Comitato “Covid” con i compiti di condividere e validare le iniziative di prevenzione sanitaria messe in atto durante il periodo di pandemia, l’organizzazione e il coordinamento della campagna di screening con test sierologici, nel periodo invernale la campagna vaccinale antinfluenzale e, più recentemente, uno screening con test antigenici per tutti, studenti, docenti e personale.
Questi ed altri sforzi simili sono stati in un certo senso facilitati da un approccio che era già in essere, ovvero quello di porre la massima attenzione alla salute psicofisica di tutta la comunità Bocconi che ci ha consentito di ottenere, primo ateneo in Italia, la Biosatefy Trust Certification. Forti di questa esperienza, abbiamo aperto uno studio medico nel campus e un servizio di telediagnosi che, nel loro complesso, forniscono un supporto 24/7 a tutta la comunità dell’ateneo, e sono particolarmente utili, ad esempio, agli studenti fuori sede o stranieri. Vi è anche un’ambulanza fissa nel campus e un presidio costante in infermeria.
Quanto sin qui accaduto ci ha insegnato molto e proprio per questo, sulla base di quanto appreso negli ultimi due anni, abbiamo avviato l’approfondimento di ulteriori iniziative e attività per essere già pronti nel caso si verifichi una nuova emergenza come quella del Covid.