La sfida del FM per modernizzare il Paese

Data di pubblicazione: 29 OTT 2015
Il messaggio del Presidente di IFMA Italia Alfredo Romeo al pubblico del 16° FM Day

 
Milano, 28 ottobre 2015
 
Signore, signori, colleghi, amici… Buongiorno.
 
Nonostante la mia assenza forzata, consideratemi a tutti gli effetti tra di voi, in questa giornata che segna un passaggio importante delle attività e della natura dell’Associazione, in vista del suo proiettarsi al futuro. 
Non è un caso che il tema della giornata di IFMA oggi sia complessivamente quello della nuova generazione del FM. Non solo le persone e le professionalità, dunque, ma le idee, i progetti, lo sviluppo di nuovi percorsi formativi per tutto il comparto del Facility Management, che promette nei prossimi anni di dare spazio – secondo proiezioni del tutto credibili – a circa 5000 manager. I quali però, devono essere espressione di una nuova cultura dei Servizi e della loro gestione. 
Il tema è strategico e ricco di prospettive industriali e di business. Più ancora delle aziende, infatti, sono le società complesse ad avere bisogno di servizi e di nuova qualità nella erogazione degli stessi. Ma la vera chance di sviluppo del settore, deve consistere nel creare nuovi bisogni per quelle stesse società complesse. Il che non vuol dire un percorso di “commercializzazione” a tutti i costi, in una sorta di nuovo consumismo concentrato sui servizi invece che sui prodotti. Si tratta, diversamente, di elaborare nuovi modelli operativi per offrire soluzioni a società che invecchiano; che si moltiplicano a dismisura in un urbanesimo sempre più esplosivo e incontrollato; che vivono fasi di integrazione multirazziale e multi-religiosa, che hanno sempre più bisogno di servizi nuovi per la convivenza e la qualità.
E questo è solo uno degli aspetti evolutivi – anche se emblematico - su cui il Facility  Management deve ragionare e investire. L’altro, come si è forse letto tra le righe di quanto sopra esposto, è il Territorio. Un campo vergine, ricco di prospettive, creato nel tempo dal vuoto di programmazione e di visione gestionale, di una ricchezza straordinaria.
Io so che qui tocco un tema delicato della composizione associativa di IFMA Italia, pressoché divisa  tra operatori che domandano servizi di FM e operatori che offrono servizi FM. Ma volutamente faccio questa provocazione: i tempi sono maturi, a mio avviso, perché il manager del FM ragioni senza più questo schema mentale di approccio che oggi rischia di diventare superato. E provo a dimostrare maieuticamente questo principio, partendo proprio dal Territorio e associandolo a quella premessa di cambio di mentalità da cui sono partito. 
Il Territorio, infatti, nel suo complesso (urbanistico e non) può diventare il motore di una ripresa generale e diffusa su tutta la nazione, proprio attraverso i Servizi.
Ma è una risorsa paralizzata per la sostanziale e sistematica assenza da molti decenni di una organica e unitaria visione strategica di politica di valorizzazione del Territorio stesso; per la frammentazione delle competenze amministrative e per l’inadeguatezza di norme e prassi comportamentali che impediscono lo sviluppo di efficienti e moderni modelli gestionali per la riqualificazione e la manutenzione dell’esistente e, in prospettiva, per la gestione qualitativa ed economica dei servizi alla collettività.
Manca insomma una visione d’insieme dei problemi, e una concezione innovativa della gestione integrata del “sistema-Patrimonio” da utilizzare come volano di sviluppo capace di riavviare l’intero comparto dei Servizi; e di erogarne di nuovi e più articolati alle variegate collettività di popolazione italiana; di ripristinare sul mercato una forte capacità di innovazione e di impresa; di rilanciare a cascata effetti di indotto progressivo. 
In più, degrado e abbandono dei patrimoni urbani incidono profondamente sul degrado progressivo della qualità della vita e della convivenza civile. E’ vero al contrario, invece, che contesti lavorativi e abitativi curati, gestiti e con costanti riferimenti di presenza e deterrenza (controllo, tutela e manutenzione dei beni e delle persone sono tutti servizi da erogare con possibilità e declinazioni diverse) possa incidere molto positivamente su uno spirito di crescita e di emulazione verso l’alto e verso un crescente bisogno di una qualità della vita accettabile e parametrata a standard di convivenza più avanzati. Quante idee, quanta iniziativa, quanti modelli e innovazioni si possono portare al Mercato solo partendo da questi assunti? Quanta poca immaginazione occorre su questo fronte a un imprenditore (sia della domanda sia dell’offerta) per capire possibili linee di investimento, di sviluppo, di aspettativa di business?
Non voglio dilungarmi, e volutamente voglio lasciare aperta la riflessione a ciascuno di voi.
Ma voglio ribadire che il mercato si riprende e cresce se si danno risposte ai nuovi bisogni di qualità sociale, familiare, aziendale.
Ma è impensabile che questi processi innovativi si attivino senza un progressivo ma radicale cambiamento delle regole e della mentalità e a scalare della qualità e varietà dei servizi di FM che si potranno erogare. 
 
Vi chiederete perché mi sia spinto su territori così avanzati. La risposta è impegnativa e ambiziosa. Ma è anche l’unica che indichi una strada reale di crescita e di business: il facility manager del futuro, deve essere una figura capace di esprimere la propria professionalità e la propria capacità in uno spettro molto più ampio di ambiti e di competenze. Dovrà ragionare di comprensori e non di fabbriche, di territorio e non di palazzi, di società complesse e non di personale aziendale. Una rivoluzione culturale indispensabile non solo per la crescita di tutta la filiera che ci riguarda. Ma rivoluzione strutturale per un Paese in evoluzione in cui – non vi dovete sorprendere per questa affermazione – il manager del facility rivestirà sempre più un ruolo centrale anche a livello di Amministrazioni locali e  centrali dello Stato. Per non dire, per evitare di dilungarmi troppo, dell’ovvia importanza di questi aggiornamenti di indirizzo e di sapienza operativa, sul fronte dello scambio con i mercati internazionali che sono molto più aperti di quello nazionale a questi passaggi. 
Ecco, su queste tracce di riflessione, vi auguro buon lavoro nella occasione odierna e proficuo lavoro nei mesi a venire. Sono sicuro che su questi temi si possano aprire nuove frontiere di studio e di business, e ribadisco che è precisa volontà di questo mandato presidenziale fare in modo che IFMA Italia sia al centro di questi processi.
Nella certezza dell’impegno e della passione di tutti a favore di un profondo e promettente sviluppo del Facility Management come strumento di crescita economica, ma anche di civiltà e qualità della vita, vi invio i miei saluti.
 
Alfredo Romeo