IL BIM NEL FM: SIAMO PRONTI? ORA SI!

Il Building Information Modeling (Modello di informazioni di un edificio) indica un metodo per l'ottimizzazione della pianificazione, realizzazione e gestione di costruzioni tramite aiuto di un software. Tramite esso tutti i dati rilevanti di una costruzione possono essere raccolti, combinati e collegati digitalmente (cit. Wikipedia).

Si tratta sostanzialmente di una rappresentazione tridimensionale dell’immobile e di tutte le sue componenti, integrando all’informazione geometrica i dati propri di ogni singolo elemento.
 
È evidente che una metodologia del genere rappresenti una svolta epocale. Se venisse sfruttata nella sua complessità, infatti, porterebbe alla risoluzione di innumerevoli problematiche note nell’ambito del facility management.

È evidente che un modello digitale di tale portata racchiuda al suo interno un’enormità di dati aggiuntivi rispetto al metodo tradizionale. Per comprendere questo concetto è sufficiente pensare che fino ad oggi un muro veniva rappresentato con due semplici linee. Servendoci, invece, della Modellazione Informatica degli Edifici quelle due linee hanno un terzo asse geometrico, restituendoci informazioni circa la stratigrafia muraria fino a fornirci i dati termici, le relative interconnessioni con gli altri elementi che le lambiscono: il solaio di copertura, il solaio di calpestio, altri paramenti murari, infissi esterni, bucature, porte e tutto quanto sia in connessione con le stesse. Ovviamente qualcuno dovrà pur inserirle tutte queste informazioni! 

Se da una parte il modello BIM realizzato presenta delle potenzialità di gestione incomparabili, dall’altra la fase di costruzione e il relativo completamento dell’anagrafica richiedono uno sforzo maggiore.

Pertanto la stazione appaltante deve valutare attentamente gli strumenti informativi dedicati alla manutenzione in suo possesso ed in funzione di questi studiare approfonditamente il work flow necessario per la gestione dell’appalto di facility management con la metodologia BIM. 

Tali complicanze hanno comportato l’elusione dell’adozione dei modelli BIM nella gestione odierna del facility management, adombrando così le enormi opportunità fornite dall’adozione di sistemi informativi per la manutenzione, in grado di attingere informazioni mediante la gestione di un modello BIM. 

Prima di continuare con il topic del presente articolo, è doveroso soffermarsi sulla definizione dei tre parametri che definiscono il livello di approfondimento di un BIM: il LOD (Level Of Development, livello di sviluppo), il lod (Level Of Detail, livello di dettaglio) ed il loi (Level Of Information, livello di Informazione). Il primo livello, regolamentato dalla norma UNI 11337:2017, è una sorta di parametro univoco che tiene conto sia del lod che del loi, la cui scarsa utilità nell’ambito del facility management verrà discussa in seguito. Il lod definisce, invece, il livello di precisione geometrica dell’oggetto trattato. Viceversa il loi definisce il livello di dettaglio delle informazioni intrinseche all’oggetto stesso. Poiché la UNI norma solo il LOD (che viene soppesato da una scala che va dal valore A al valore G secondo lo schema sotto riportato), è fondamentale che nella redazione del Bim Execution Plan (BEP) si proceda nel dettagliare i singoli livelli del lod e del loi. 

Ne consegue che in ambito manutentivo, se da una parte il lod può avere un livello molto basso, dall’altra il loi deve presentare un livello molto approfondito. La comprensione di tale concetto può essere ben esplicata dal seguente esempio: la manutenzione di un fancoil non necessita di una rappresentazione geometrica molto precisa, poiché una geometria semplificata (che definisca semplicemente un ingombro spaziale dello stesso) contribuirà meglio all’alleggerimento del dato sorgente, migliorando le prestazioni del Sistema Informativo per la manutenzione che si sta utilizzando; di contro, è necessario un loi molto dettagliato in grado di restituire tutte le informazioni necessarie (marca, modello, data di installazione etc.) per la manutenzione dello stesso fancoil. In conclusione è fondamentale che il BEP venga redatto in maniera approfondita, dettagliata e condivisa fino a determinare nel dettaglio il piano di classificazione degli asset impiantistici inseriti nel BIM.

 
 
Terminato l’excursus di carattere accademico, bisogna ora analizzare la metodologia corretta per traghettare la propria struttura dalla gestione classica delle attività di facility management alla gestione in BIM della stessa.

È ormai da anni che Arch’IDEA si impegna nell’analisi del miglior metodo per poter effettuare tale traversata. Il primo punto analizzato è stato sicuramente l’acquisizione del dato, il censimento in campo, che richiede la raccolta di dati molto più corposi rispetto alla metodica tradizionale. A tale scopo viene in soccorso la tecnologia e lo scanner 3d è senz’altro lo strumento tecnico più adeguato. 

Ciò nonostante, la scansione di un patrimonio immobiliare con uno scanner 3d quale quello statico tradizionale diventa un’attività lenta e costosa. Nel corso del tempo tali scanner hanno avuto un’evoluzione impressionante, divenendo estremamente performanti, mediante l’aumento della densità della nuvola dei punti e la conseguente riduzione dei tempi di acquisizione. Tuttavia tale tecnologia risultava ancora troppo farraginosa per poter essere applicata ad ambiti patrimoniali particolarmente estesi. Nel corso degli ultimi anni la ricerca tecnologica ha però messo a disposizione i cosiddetti scanner 3d in movimento.

Ciò ha permesso di superare i numerosi limiti insiti nell’uso del precedente scanner statico, che prevedeva lo stazionamento dello strumento per poter effettuare l’acquisizione. Ciò comportava, infatti, un numero di acquisizioni pari al numero necessario di riprese al fine di garantire una buona sovrapposizione tra le stesse e la copertura dell’intero immobile. Ne conseguiva, dunque, un importante lavoro di post produzione che prevedeva l’unione di ogni singola nuvola di punti per mesciarle ed ottenere la ripresa tridimensionale dell’intero edificio.  
 
Di contro, l’approdo degli scanner 3d in movimento ha permesso di camminare all’interno dell’immobile, oggetto di anagrafica tecnica, costruendo al contempo la nuvola di punti; risulta evidente la maggiore performance di tale tecnologia rispetto al modello precedente sia in fase di rilievo che di restituzione.

A fronte di numerose migliorie tecniche, gli scanner 3d in movimento hanno però un margine di errore più elevato rispetto a quelli statici. Questo dato, almeno nell’ambito del facility management, non deve destare preoccupazione poiché si è in presenza di un margine assolutamente idoneo a tale scopo. È utile, pertanto, evidenziarlo al fine di chiarire il possibile insorgere di piccoli problemi nell’uso degli scanner 3d nell’ambito del restauro, dove un solo centimetro di errore non sarebbe accettabile.

Degna di nota, è anche la complicanza dovuta all’uso di scanner 3d in movimento su “carrelli su ruote”, troppo ingombranti ed inutilizzabili all’interno di strutture in funzione come i presidi ospedalieri. 

Anche tale problema è stato superato dalla messa in commercio di prodotti portatili ed assolutamente adeguati allo scopo.
 
È necessario ora procedere con l’analisi del processo necessario alla possibile conversione dell’anagrafica tecnica di una stazione appaltante nel metodo BIM. 
Si proceda dunque con l’applicazione di tale processo per una ASL. 
Si suppone che tale ASL abbia un patrimonio immobiliare di circa 300.000 mq distribuito su 60 edifici (è questo un dato assolutamente vicino alla realtà). Si dia per appurato che l’amministrazione abbia un’anagrafica tecnica aggiornata e caricata su un SIM (Sistema Informativo per la Manutenzione) e la utilizzi per gestire gli appalti di facility management: apertura ticket, gestione della manutenzione programmata come schede intervento e pianificazione, interventi a guasto, interventi straordinari e preventivazione degli stessi. Si ipotizzi ora che tale amministrazione commissioni la redazione dei modelli BIM e che gli stessi gli vengano forniti. È di tutta evidenza che al momento quell’amministrazione non abbia ancora acquisito un know how adeguato all’uopo e, pertanto, con tutta certezza gli elaborati BIM fornitigli non risponderanno alle proprie esigenze. Ne consegue un cortocircuito dovuto ad un misunderstanding applicativo.

Acquisire una conoscenza approfondita nell’ambito del BIM richiede, infatti, un percorso formativo lungo e complesso, pari a quello necessario per acquisire le conoscenze delle peculiarità di un patrimonio immobiliare come quello della ASL in esempio. La stessa capacità di sfruttamento del sistema informativo che gestisce le informazioni, mediante un modello BIM, richiede studio e conoscenza dello strumento. Tale processo comporta una migrazione dei dati oculata, eseguita nel tempo. Tornando, dunque, ai modelli BIM forniti alla ASL in esempio, questi non potranno essere utilizzati prima di un lungo periodo (tempo necessario per acquisire le informazioni di cui sopra) e, quando ciò sarà possibile, ci si renderà conto che, oltre ad essere ormai vetusti, non rispondevano neanche ai requisiti effettivamente necessari.

La soluzione studiata ed elaborata da Arch’IDEA, con l’obiettivo di superare le problematiche applicative dell’anagrafica tecnica mediante il modello BIM, prevede l’adozione di un work flow come quello sotto riportato:

 
Il primo step previsto è quello di acquisire la nuvola di punti dell’intero patrimonio immobiliare. Questo consente di avere il vantaggio di fissare lo stato dei luoghi e poter utilizzare tale “fotografia” per qualsiasi tipo di utilizzo come gestione di conteziosi con i vari attori, verifica di singoli spazi ed altro ancora. Inoltre, la nuvola di punti può essere direttamente navigata dal sistema informativo attraverso un virtual tour sul modello di “street view” di google map. Questo modo di operare consente, pertanto, di iniziare il percorso che impone il DM 560 del 1° dicembre 2017

Se ad oggi tutte le opere di importo superiore ai 50 milioni di euro hanno l’obbligo di essere sviluppate in BIM, dal 2023 la soglia di importo scenderà ad un milione di euro per poi scomparire definitivamente quando nel 2025 tutte le opere dovranno essere sviluppate in BIM. 
 
È importante capire come la nuvola di punti sia estremamente meno soggetta ad “invecchiamento” rispetto all’elaborato BIM. Quest’ultimo, infatti, ha estrema necessità di essere mantenuto aggiornato nel tempo poiché contiene anche informazioni sui singoli asset impiantistici, i dati di qualsiasi elemento costituente il sistema edificio/impianto e quelli relativi agli occupanti.

Una volta completato questo processo si può iniziare un progetto pilota e sviluppare il BIM di un singolo edificio, previa redazione del Bim Execution Plan (BEP) - un documento redatto a quattro mani tra la stazione appaltante e lo sviluppatore del BIM per definire tutti i parametri di definizione del BIM (LOD, lod, loi, piano di classificazione degli asset impiantistici e tutti i parametri necessari a definire tutte le informazioni contenute all’interno del modello) -. Completata questa fase è possibile cominciare a testare il Sistema Informativo per la Manutenzione con il modello BIM caricato. Si può cominciare a costruire, dunque, il work flow più corretto ed impostare le varie routine all’interno del SIM. Questo processo consente di gestire il tutto nella maniera classica ed in parallelo, solo sull’edificio pilota, proseguire con il testare il modus operandi da adottare per sfruttare al meglio il nuovo processo.

Solo dopo aver costruito al meglio il nuovo work flow, la centrale di gestione necessaria (intesa come personale operativo e strumentazione hardware e software necessaria), si può tornare a lavorare sul BEP che sicuramente subirà delle modifiche rispetto a quello stilato in prima battuta. Questo processo ci consentirà di redigere il BEP definitivo. A questo punto è possibile iniziare la redazione dell’anagrafica tecnica in BIM dell’intero patrimonio immobiliare. Finalmente la trasformazione in BIM è completata!

Per qualsiasi informazione ed approfondimento sul tema potete contattare Arch’IDEA che vi fornirà tutto il supporto necessario per avviare questo processo.